Il collezionista di parole orrende

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  1. Ankh
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    CITAZIONE
    Ci sono parole "orrende", neologismi vuoti di significato, espressioni diventate di moda e locuzioni usate in maniera errata. E poi, c'è anche chi le colleziona

    "Come spesso accade tutto è iniziato per gioco, una sera a cena con un'amica....". Il signor Vincenzo Ostuni, che di mestiere fa l'editor per una casa editrice e dunque lavora quotidianamente con testi scritti da altri, per diletto colleziona parole ed espressioni, grazie anche all'aiuto dei suoi followers su twitter e degli amici di Facebook, che definisce "orrende": luoghi comuni, frasi fatte, locuzioni usate in maniera scorretta. A oggi, sono 1500, divisibili in alcune categorie principali, abbiamo chiesto al collezionista compulsivo di riassumerle per noi.

    PAROLE CHE SI UTILIZZANO IN MODO SCORRETTO
    L'espressione che più spesso usiamo in maniera impropria? "Piuttosto che. Un esempio: 'Mi piace il mare, piuttosto che il lago e la montagna', intendendo che andremmo volentieri in vacanza indifferentemente al mare, al lago e in montagna. In realtà il corretto significato di 'piuttosto che' è 'invece di' e non 'come anche'. Spesso dunque usiamo questa locuzione facendole assumere un significato opposto a quello grammaticalmente corretto, innescando così nel nostro interlocutore una grande confusione semantica. Un altro termine utilizzato impropriamente è 'a gratis'. Si dice 'gratis'.
    Cosa dice di 'assolutamente'? "Assolutamente rafforza quel che lo accompagna, quindi meglio non usarlo da solo, e senz'altro non per intendere 'assolutamente no'. Ma l'aspetto più sgradevole dell'uso di questa epressione è la continua e insistita enfasi.
    Come spiega la diffusione a macchia d'olio di queste espressioni? "E' spesso difficile - spiega Ostuni - ricostruire la genesi dell'utilizzo scorretto di vocaboli e locuzioni, ma una cosa è certa: vige l'effetto contagio".

    PAROLE ORRENDE DI DERIVAZIONE MANAGERIALE
    "Di moda soprattutto nei primi anni 2000, il linguaggio manageriale miete ancora numerosi proseliti" spiega Ostuni. "Qualche esempio: 'attenzionare', termine decisamente sgradevole e inesistente nel dizionario della lingua italiana. Idem per 'briffare'. 'Ti devo briffare, ne vedrai di ogni!', diceva la Minetti nel corso delle intercettazioni sul caso Ruby. Ma che cosa vuol dire? Si tratta di un termine italianizzato che viene dall'inglese briefing. Nel linguaggio aziendale si riferisce a una riunione in cui vengono impartite sintetiche informazioni e istruzioni relative a un compito da svolgere. In ambito pubblicitario, l'insieme di incontri tra cliente e agenzia necessari a studiare una strategia di marketing". Ogni altro uso, è errato.

    PAROLE ORRENDAMENTE BURLONE
    "A volte il desiderio è apparire simpaticamente goffi e brillanti coniando nuovi termini come ad esempio 'denghiù' che sostituisce l'inglese 'thank you', oppure 'anche no' cui utilizzo si deve a Walter Veltroni e alla riproposizione satirica di Corrado Guzzanti. Quest'ultimo termine è molto usato a Roma e, in questo caso, vale l'effetto contagio. Quando uno inizia a usarlo, a ruota tutti gli altri..." commenta il collezionista di parole.
    "'Insalatona' e 'apericena' sono invece nuovi conii, il tipo più innocente di parole orrende: hanno una funzione denotativa molto chiara, e magari fra qualche anno non esisteranno più o, all'opposto, ci saremo completamente abituati e non ci daranno più fastidio".

    PAROLE "VORREI, MA NON POSSO"
    "Ci sono poi espressioni che fanno radical chic come 'peraltro' o 'quant'altro' piazzate ovunque e utilizzate in maniera eccessiva in mezzo alla frase o come chiusura. Questi vocaboli, che sembrerebbero ricercati, non lo sono affatto perché ormai li usano tutti. Diventano, quindi, espressioni abusate e insopportabili".

    PAROLE ORRENDAMENTE VUOTE
    "Sarà perché sono state svuotate di significato dalla politica, sarà perché sono in sé fumose - conclude Ostuni - ma, personalmente, trovo orrende espressioni usate in maniera del tutto ideologica, a fini di persuasione, come: 'modernizzazione', 'competitività', 'riforme': termini ambigui e vaghi, stendardi per legittimare pratiche e progetti politici tutt'altro che moderni e riformatori".

    articolo di Paola Scaccabarozzi
    fonte:http://d.repubblica.it/attualita/2014/03/28/news/parole_lingua_italiana_errori-2043518/

    tra quelle menzionate nell'articolo, "attenzionare" è quella che sopporto meno. Invece "anche no" mi fa sorridere... Quali sono i neologismi che voi proprio trovate orrendi?
     
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  2. Fosfatasi alcalina
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    "Attenzionare" non l'avevo mai sentito. Io non sopporto "a buffo"... qui a Roma "ma anche no" è vero, si usa molto, come anche, almeno tra i giovani "aggratisse".

    Io non sopporto chi dice "cioè" settordici (altro neologismo, ecco!) volte a frase: una volta stavo in metro e ho sentito una donna dire "cioè" talmente tante di quelle volte che ho avuto paura che mi iniziassero a sanguinare le orecchie. Che poi qui a Roma non è solo "cioè", ma ha tutta una sua pronuncia, tipo "tsoèèèèèèè" :lol:
     
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1 replies since 31/3/2014, 12:39   252 views
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