-
.
Parlando con un'amica è venuto fuori un argomento che potrebbe essere spunto di discussione e così ho deciso di aprire questo topic.
Secondo voi, una persona con una data di scadenza, cioè che sa che dopo 15/20 anni, farà la sua dipartita e quindi può investire su un periodo di tempo relativamente breve, come dovrebbe comportarsi? Vivere al meglio, vivere come se nulla fosse, vivere come se ogni giorno fosse l'ultimo?
Ed in più, avrebbe senso crearsi una famiglia, dare alla luce dei figli, quando sa per certo che vederli crescere diventerà mera utopia?
Qualora la scelta ricadesse sul vivere, potremmo chiamarla Coraggio?
E se invece ricadesse sul sopravvivere, dovremmo definirla Codardia?. -
(elettrica).
User deleted
Tutti abbiamo una data di scadenza seppur non ne siamo consapevoli. Ogni giorno la gente muore per le motivazioni più svariate e più o meno improvvisamente. L'unica differenza nel conoscere quale sarà la propria "scadenza" (e neppure quella è comunque una certezza, perché uno potrebbe anche finire sotto un camion ben prima della fatidica data) è una miglior consapevolezza nell'organizzare la propria vita. Per il resto... beh, perché mai privarsi di qualcosa solo perché si sa che quello che si ottiene poi lo si perderà? Tanto prima o poi accade comunque, che vi sia o meno la consapevolezza. Anzi, sapere quando non si sarà più su questa terra può permettere a una persona di vivere al meglio, di godersi davvero la vita, a differenza di quelle molte persone che si trascinano giorno per giorno, che rimandano le cose perché "Tanto c'è tempo", pur non avendo la minima idea di quanto sarà effettivamente il loro tempo. . -
.
Io capirei se la sopravvivenza fosse solamente di un paio d'anni. Allora avrebbe senso privarsi di qualcosa, ma in 20-30 si possono costruire tante cose, tra cui una famiglia.
Sinceramente l'unica cosa che dovrebbe frenare è solo sapere che i tuoi figli ti perderanno nel pieno della loro giovinezza.. -
Lizy.Luminos.
User deleted
La penso esattamente come elettrica: la data di scadenza ce l'abbiamo tutti, non siamo mica eterni, e come diceva Chi in 20-30 anni si può creare una famiglia e godere appieno di tutto quello di cui tutti possono godere. Forse quello che cambia è il modo di vivere le cose, si capisce cos'ha senso rispetto a ciò che ha poca importanza. Ma non è sempre così... ci si può disperare fino all'ultimo secondo e poi pensare "cavolo, avrei potuto costruire qualcosa" e capire di non aver vissuto. Vale sempre la pena vivere pienamente, perché a sopravvivere non si è codardi, ma sicuramente ci si lascia dietro il vuoto e tanti rimpianti. La nostra "eternità" sta in quello che lasciamo agli altri, l'amore che abbiamo saputo donare e quello che abbiamo insegnato e imparato durante il percorso. . -
.
Sono d'accordo con i pareri già espressi.
Se ognuno di noi sapesse la propria "data di scadenza" sicuramente vivrebbe con l'angoscia e la paura di non poter godere di tutti i progetti o obiettivi che si era prefisso nè tantomeno poter costruire una famiglia perchè i figli e il partner soffrirebbero una perdita prematura.
Anche non conoscendo la nostra dipartita in anticipo, molti hanno paura della morte ma è una paura diversa perchè sai che arriverà per tutti e non sai quando ed è proprio questa la chiave del nostro starcene tranquilli.
Dall'altro lato bisogna guardare alle persone ammalate a cui è stato diagnosticato un tumure e una speranza di vita di pochi mesi.
Porto l'esperienza di una signora a cui hanno diagnosticato un tumore incurabile e gli diedero pochissimi mesi di vita. Io mi sono sempre chiesta come abbia fatto questa persona a vivere sapendo la sua data di morte. L'ho chiesto alla figlia un giorno che eravamo a pregare davanti la sua tomba al cimitero e mi disse: "quando a mia madre dissero che sarebbe morta nel giro di 3 mesi, io mi stavo per sposare e volevo rimandare tutto, ma lei mi disse che dovevo sposarmi altrimenti non avrebbe goduto della gioia di vedere la propria figlia felice e sposata". E ho capito che l'unica cosa che voleva quella signora non era di fare qualcosa per lei, ma per l'unica figlia femmina.. -
Masque.
User deleted
Anche io sono d'accordo con elettrica e con chi.
In 20 anni puoi fare molto e non è detto che a chi non è diagnosticato un male incurabile vada meglio. Io direi di cercare di vivere una vita quanto più normale è possibile, non esagerando, ma neanche privandosi di tutto. Vivere come si desidera vivere.. -
Fosfatasi alcalina.
User deleted
Diciamo che dipende un po' dalla causa della dipartita. Se mi diagnosticassero una malattia che con molta probabilità potrei trasmettere alla mia progenie non farei figli, ma privarsi della propria vita no. Ecco, forse, fossi io, cercherei di vivere una vita normale, ponendo molta più attenzione di quanto non farei adesso sulle mie azioni e scelte. . -
Eluana.
User deleted
io credo che non sarebbe faicle vivere, però credo che proprio perchè si ha una"data di scadenza" saremmo protati a fare quante più cose possibili, a vivere al meglio gli anni che ci restano.
Una volta me la sono fatta questa domanda, perchè... mi avevano dato uan data di scadenza, e mi sono chiesta tante volte cosa avrei fatto, se avessi avuto un tempo limitato, a 16 anni beh al risposta era molto diversa da adesso però... quello che ricordo era la vita che voelvo vivermi a tutti i costi, senza arrivare a quella data con tanti rimpainti forse troppi.. -
.CITAZIONELa nostra "eternità" sta in quello che lasciamo agli altri, l'amore che abbiamo saputo donare e quello che abbiamo insegnato e imparato durante il percorso.
La frase che ha scritto Lizy è stupenda e verissima. Io credo che sapere di avere poco tempo da vivere possa portarti in principio ad avere un periodo, che può essere anche lungo, in cui non si accetta la cosa, si è rabbiosi, al contempo apatici perchè è come se tutto si fermasse, tutto non avesse più senso e ci si sentisse estranei al mondo. Successivamente scatta quella cosa di dire... devo vivermi tutto al massimo finchè posso, apprezzare tutto con occhi nuovi....