L'era dell'allarmismo?

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  1. Ankh
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    Avete anche voi la sensazione di vivere in un epoca segnata dalla diffidenza e dall'allarmismo? Al di là della personalità di ciascuno di noi, più o meno propensa ad accogliere il "nuovo", c'è una tendenza generale a guardare con sospetto qualsiasi novità che rischia di mutare, seppur di poco, aspetti della nostra vita quotidiana?
    Il primo esempio che mi viene in mente (anche per via di questa discussione in corso: Bimbi, corsi per programmatori e esperti Pc già a 5 anni: sì o no?) è legato alle reazioni di fronte ai progressi tecnologici nel loro impatto sociale, in cui torna come un mantra l'idea che è l'uso che ne fai e quasi sempre risulta che quel dato uso è sbagliato, tornando al punto di partenza: il rifiuto.
    Ma è un discorso che possiamo estendere a tutte quelle novità con cui ogni giorno dobbiamo fare i conti, mediando tra le nostre certezze e i ritmi esterni, che sembrano essere più veloci di quello che noi siamo disposti/riusciamo a sostenere.
    Per fare altri esempi, in ambito sociale, pensiamo alle reazioni verso nuove idee di famiglia, con piccole resistenze (no all'adozione) a fronte di una più o meno generalizzata tensione gay-friendly, oppure in campo medico, nella ricerca scientifica, verso i metodi di cura alternativi e così via.

    Riconoscete una certa facilità nel cadere in allarmismi? Se sì, quale è la causa secondo voi? Può essere (avanzo un'ipotesi) una conseguenza dell'impatto dei mass media che quotidianamente ci regalano una buona dose d'ansia?
     
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  2. Jessy94_TDM
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    Il nuovo spaventa sempre. In qualsiasi era.
    I primitivi erano terrorizzati dal fuoco, prima di imparare a "dominarlo". Le nuove scoperte scientifiche hanno creato terremoti nelle rispettive epoche, scoperte che a noi sembrano banali.
    Il nuovo spaventa perché non ci sentiamo in grado di gestirlo, praticamente. E perché dopo molti utilizzi sbagliati del nuovo (ricorrenti, anche quelli previsti), noi siamo naturalmente portati a pensare prima agli aspetti negativi.
    Per me il giusto è nel mezzo, non proprio l'uso che ne fai, quanto, parlando proprio di accoglienza del nuovo, una reazione media. Non una reazione ostile e chiusa, che è una cosa che mi fa rabbrividire, ma nemmeno una reazione entusiasta, perché spesso non tiene conto delle conseguenze.
    Una reazione plasmabile, di mezzo, può aiutare ad accettare, valutando sia le cose positive che quelle negative, e imparare a portare il vento di novità a nostro favore.
    Lo ammetto, io sono una persona negativa in questo senso. Non creo allarmismi, a meno che la novità non sia "sentimentale" e mi riguardi, non vedo scenari apocalittici, ma spesso tendo a valutare decine di cose negative molto prima delle positive. Ma sono capace di ricredermi se le cose positive sono limpide e chiare.

    Sulla causa ho poche teorie..secondo me è una propensione naturale, che può essere amplificata senza dubbio, ma non so da quanti e quali fattori
     
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  3. -[Evil]-
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    Sicuramente i mass media amplificano a dismisura il fenomeno, ma come ha detto Jessy c'è sempre stato, fin dall'alba dei tempi, questo bisogno di mantenere lo status quo. Gli imperi orientali avevano paura della democrazia greca e viceversa. I comuni italiani avevano paura dell'ideologia dell'impero universale, le monarchie europee avevano paura delle idee repubblicane e via discorrendo. Tutta la storia può essere letta con questa chiave di lettura, come un disperato tentativo da parte di popoli e persone di mantenere lo status quo, di fare in modo che tutto rimanga stabile, in equilibrio.
    Quindi si, credo anche io che si tratti di una propensione naturale, perché abbiamo il bisogno di avere il controllo della situazione. Senza controllo non c'è sicurezza, e la sicurezza è fondamentale, per noi come per qualsiasi altro animale.
    I cambiamenti avvengono sempre ad una velocità impressionante, se paragonati alla nostra vita. Una persona vive in media un'ottantina d'anni, ma ora come ora bastano venti anni per stravolgere completamente il mondo e la società. Il cambiamento fa paura perché fa vacillare quelle sicurezze su cui avevamo costruito la nostra vita. E sono convinto che succederà ancora. Praticamente tutti i genitori immaginano la vita di loro figlio nel seguente modo: titolo di studio, lavoro, un matrimonio, uno o due figli e via di seguito. Anche un ragazzo si aspetta più o meno questo, no? E con questa nostra prospettiva del futuro dirigiamo ogni nostra singola azione. Però è un'illusione: chi dice che fra vent'anni ci sarà ancora lo status quo? Guardiamo com'è cambiato il mondo in sei anni di crisi e consideriamo il fatto che siamo ancora ben lontani dall'uscirne: davvero non succederà niente? Forse tutti i ragazzi che ora si augurano di trovare un lavoro in futuro, quello che troveranno è invece un'epoca di rivolte, guerra e miseria in tutta Europa.
    Oppure potrebbero ritrovarsi a vivere in un mondo dove c'è lo "stipendio da cittadino" e quindi nessuno è costretto a lavorare. Esagerazioni, certo, ma vent'anni fa come mi avrebbero guardato se avessi detto: "Forse non dovrò portarmi l'enciclopedia in viaggio perché avrò un piccolo computer in mano che può accedere a tutte le enciclopedie del mondo"? Come uno che sta esagerando. Eppure...

    Pensate a quanto sia utile illudersi di poter conoscere il futuro. Io ora sto studiando perché sono convinto che il 20 di questo mese darò l'esame, ma il mondo potrebbe finire stasera. Una pandemia, qualsiasi cosa. Io per il bene della mia salute mentale faccio finta che no, stasera non finirà il mondo. Ed ecco perché da fastidio quando qualcuno fa notare che le cose stanno cambiando, che non è più come pensi tu. Sei costretto a rivedere molti aspetti della tua vita.
     
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  4. (elettrica)
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    Il nuovo può essere un rischio finché non lo si conosce bene. Personalmente trovo assurdi gli allarmismi, ma ritengo non possa mancare un approccio ponderato rispetto al nuovo. Non ho mai capito i fautori del "nuovo a tutti i costi".
    Quante cose partite come grandi novità sono naufragate poco dopo e tacciate come addirittura nocive?
    Credo che fondamentale sia prima di tutto la conoscenza, l'approfondimento, l'informazione rispetto a quanto di nuovo troviamo sulla nostra strada.
     
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  5. Secutor
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    Io credo che una delle ragioni possa essere la veduta delle cose. Qui in occidente tendiamo a dare del fondamentalismo all'oriente e a noi dei progressisti, eppure guardiamo storie addensate di vip, lasciando che il prodotto non sia specchio, ma modello.
    Non sto facendo migliorismi o peggiorismi, con tutti i crismi, solo che forse alcuni allarmi generale derivano da questo svegliarsi di colpo? Ammettere cioè che non siamo progressisti, del tipo "non sono razista ma"? Forse no, anzi, devo dire che non lo so xD

    Ma perché cavolo ho scritto se non lo so? °______________°
     
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4 replies since 17/2/2014, 12:31   40 views
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