Pigrizia - parte 1

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  1. sangueblù
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    Qual è la forza portante che spinge un uomo ad andare avanti, a sopportare le angherie e le sofferenze della vita? L’amore? No, la pigrizia.

    Raylan era intelligente. Raylan era onnipotente. Raylan era pigro. Aveva vent’anni.

    Tutto cominciò una cupa e uggiosa mattina invernale in una città ai piedi delle montagne. La sveglia aveva suonato, come al solito, alle zero sette zero zero e il ragazzo, dopo aver emesso qualche verso gutturale ed essersi accorto di avere la bocca impastata, si alzò dal letto e si diresse in bagno. Il suo coinquilino aveva comprato un aggeggio divertente durante il suo ultimo viaggio ad Amsterdam: un bersaglio da WC. Raylan in quel momento, però, non lo trovò molto entusiasmante. L’erezione mattutina gli impediva di centrarlo e, da uomo competitivo qual era, gli diede soltanto fastidio mentre sbrigava i suoi bisogni appoggiato alle piastrelle cobalto del bagno. Sbirciò fuori dalla finestra, e il cielo coperto di nuvole e la pioggia scrosciante gli diedero l’idea che fosse ancora notte. Dopo aver fatto la pipì si diresse verso lo specchio, senza tirare lo sciacquone né lavarsi le mani, e, quello che vide riflesso, lo lasciò impressionato: una vaga figura dai contorni indistinti si stagliava davanti a lui. ”Ancora questa cazzo di congiuntivite” pensò.

    D’un tratto si rese conto di non aver niente da fare fino alle tre del pomeriggio e decise di farsi un altro pisolino. Tornò barcollante e con le mutande chiazzate di urina in camera da letto e guardò con bramosia crescente il materasso e le pesanti coperte di pile. Nel buio della stanza, tuttavia, qualcosa attirò la sua attenzione; il led dello smartphone lampeggiava con la caratteristica sfumatura blu indicante un messaggio ricevuto. ”Magari è importante” disse tra se. Con caparbietà andò a prendere il telefono e dopo un paio di vani tentativi per togliere il blocco si arrese. ”Qualunque cosa sia può aspettare ancora qualche ora”, pensò. Mentre si stava girando per tornare a letto, il suo telefono iniziò a squillare. ”Ecche palle”.

    Rispose con voce profonda e assonnata.

    – Pronto –
    – Ciao Rylan, sono papà! Che voce! Sei raffreddato? –
    – Ehm, veramente mi sono appena svegliato, sono le 7.05 –
    – Sí lo so. Hai letto il messaggio? –
    – No, non ancora –
    – Lascia perdere, te lo dico a voce! –

    Raylan sentiva l’emozione trasparire dalla voce del padre e non trovò la forza di dirgli di essere troppo assonnato per ricevere qualunque notizia. Rimase in silenzio, in attesa.

    – Ho ucciso tua madre, HA! E fra poco ucciderò anche te. Ciao cucciolo –

    La telefonata era finita.
    Raylan aveva sempre odiato il tetro umorismo di suo padre. Aveva sempre odiato suo padre. Tornò a dormire.
     
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0 replies since 5/2/2014, 10:12   31 views
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