Teatrp

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  1. Lizy.Luminos
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    TEATRO




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    Quinte, palco, sipario, in scena. Lascio che la voce danzi sul parquet fino a giungere alla prima fila, e con una glissade vola, si allontana verso gli ultimi posti. Son fatta per stare in scena, io che con concentrazione modello il mio essere come creta per rendermi altro, abbandonando me stessa in favore del testo. Non son più chi sono, ora una damigella in pericolo, ora un fantasma, ora solo una nuvola che libra nel cielo per poi dissolversi. Lascio che lo spettatore veda in me ciò che voglio che appaia, spesso ciò che non sono, do vita a chi non respira, do corpo ai grafemi sulla carta, il mio incedere richiama fatica, angoscia oppure leggerezza. Sono quello che devo essere, non quel che sono. Faccio capolino dietro al personaggio che interpreto, ne vivo le emozioni, le speranze, o ne resto completamente indifferente, risultando epica, quasi distaccata, senza un reale coinvolgimento in ciò che dico se non il senso della narrazione. Movimento e battiti scandiscono all’unisono ogni battuta, ben calibrata e studiata per l’occasione, benché ad uno sbaglio io possa improvvisare in modo così perfetto da non far intendere la più piccola defiance Ogni mio impeto, ogni mio sospiro, sono dettati dal mio amore, impetuoso, funesto, a volte timido per ciò che ancora non conosce. E’ questa cortina che mi avvolge, la sensazione di essere invincibile e avere qualcosa in più rispetto agli altri: la facoltà di essere chiunque, quando e come voglio. Vantaggio e nello stesso tempo discapito del mio stesso essere, quando a volte non riesco a cogliere dove questo abbia principio e fine. Interpreto la mia parte, anche quando non sono sulla scena. Difficile tornare me, quando abbandono il teatro. Quella maschera è sempre presente, seppure d’altri colori, non lascia mai il suo posto sul mio volto, poiché son io che l’ho costruita. sbaglio se penso di non essere io a guidare la mia interpretazione, son io che come un burattinaio permetto al personaggio di venir fuori, ma nel modo in cui lo farei io, non ci sarà un’interpretazione uguale alla mia, perché pur divenendo ciò che metto in scena io resto ancora me stessa, coi miei timori, le mie passioni. Forse è proprio su quel palco che il mio essere si mette in gioco e getta la sua maschera, là dove per antonomasia si crede ci sia finzione, lì risiede la mia verità. E’ solo lì che la mia anima trova il coraggio di mostrarsi a tutti senza aspettarsi di esser giudicata, non curandosi delle critiche che verranno dopo, perché di qualunque tipo siano, non mi priveranno mai dell’emozione che provo a mostrarmi al mondo. E non si tratta di esibizionismo, ma solo desiderio di esser vista veramente, di lasciare che gli altri leggano il mio cuore. Quando sono su quel palco non ho maschera, perché sto abbracciando la mia anima.


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0 replies since 10/2/2011, 08:26   11 views
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