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Lizy.Luminos.
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Uno dei più grandi tragediografi greci, Euripide nacque presumibilmente nel 485 a.C. e venne sbranato nel 406 a.C. dai cani di Alchelao, re di Macedonia. Venne tacciato di empietà e di certo il suo lavoro non era compreso dai contemporanei: passava il suo tempo in una grotta accessibile dal mare, per meditare e scrivere. Pare fosse il primo ad Atene a possedere una biblioteca privata. Aristofane si burlava delle sue origini umili e l'infedeltà delle sue due mogli: da ciò la sua sospetta misoginia e predilizione verso gli umili. E' il primo esempio di scrittore non inserito e vittima di critiche. Scrisse 42 tragedie, che gli regalarono tre trionfi in vita e uno dopo la morte. Di queste 42 tragedie, a noi ne sono pervenute 19 (di cui un dramma satiresco, "Il Ciclope"). Euripide è l'unico tragediografo che propone tragedie a lieto fine. La causa del suo poco successo tra i contemporanei sta sicuramente nel suo rifiuto della cristallizzazione dei personaggi, poiché credeva che un personaggio potesse avere varie sfaccettature, e ogni mito potesse avere delle varianti, dunque deludeva le aspettative perché metteva in scena ciò che lo spettatore non si aspettava.
Per esempio, la figura di Elena è una creatura affascinante e ambigua: è difficile capire se è colpevole o innocente. Ne "Le Troiane" è bella, sicura del proprio fascino e del proprio ruolo, tanto da diventare regina; nell'"Oreste" è una donna peccatrice che rientra in seno alla famiglia piena di vergogna e di dolore; ne "Il Ciclope" viene rappresentata come una donna di facile conquista.
L'immutabilità degli atti teatrali diventa mutabilità e rientra in una strategia teatrale studiata. I personaggi sono vivi, mutabili, e inattesi, proprio perché il pubblico, secondo Euripide, prima o poi si sarebbe stancato della staticità. La variatio è una delle caratteristiche fondamentali della tragedia epicurea, vengono dunque meno i modelli umani. Le figure virili sono attraversate da dubbi, debolezze, ambizioni perverse e meschinità.
Euripide punta sulla varietà dei caratteri anzicchè sull'estremizzazione: nessuno sacrifica la vita in nome della verità e dell'onore. Eracle, nell'omonima tragedia, uccide moglie e figli e viene convinto da Teseo a non suicidarsi. L'uomo euripideo è passivo e fragile.
I personaggi femminili presentano varie sfaccettature, soprattutto psicologiche: abbiamo dunque Alcesti, l'eroina, o Fedra, dominata dalle passioni, o ancora Ecuba, astuta, e Ifigenia, che affronta con orgoglio il proprio destino. Euripide capisce l'animo delle donne e lo esprime captando la crisi dell'animo umano e avvertendo lo sgretolarsi dell'arcaico stampo di uomo e la relegazione della donna alla subordinazione. Per la prima volta vede la donna al pari dell'uomo, coinvolta nella crisi, con i suoi diritti, anche quello di avere passioni. La donna diventa protagonista...
Non ho ancora finito... ma le dita fremono... continuerò a parlare di Euripide in un prossimo post
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