Votes given by Ariswan

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    Forse una lettera al compleanno di mia figlia spiega il concetto di consapevolezza, dolore, voglia d'amare:


    IL PESCE ANGELO a Gaia aprile 2013


    C'era non molto tempo fa, un pesce angelo, giallo ed azzurro che viveva nelle calde acque del mare di fronte alla costa dell'isola chiamata del Giglio.

    Si era messo in testa, fin da giovane, di superare in velocità il vento.

    Tutti i giorni si allenava caparbio ed era ormai riuscito a fare a gara con le onde, superandole; ma non gli bastava.

    Tutti i giorni, su e giù nel mare, saltava in alto fuori dall'acqua e, cavalcando l'onda più grande, cercava con un colpo di coda, di catturare il vento con le piccole pinne anteriori convinto primo o poi di superarlo.

    Pensava solo al vento ed al potere inebriante di volare, sempre di più. Ogni giorno a tutte le ore andava in profondità, appoggiava il corpo sulla sabbia del fondo e, con tutta la forza che aveva, puntava a tutta velocità verso la superficie. Li' concentrava tutti i suoi sforzi, un ultimo colpo di coda nell'acqua e via, verso il cielo a cercare di catturare e superare il vento.

    Ma era un pesce, ed i pesci non volano.....

    Dopo pochi attimi sospeso in aria in cui si illudeva di avercela fatta, ricadeva in acqua, sconfitto e deluso.

    Fu così che il pesce angelo rimase schiavo del sogno impossibile di volare, cercando, senza riuscirci, di fare ciò che pensava l'avrebbe reso felice.

    Un giorno una grandissima tempesta colpì quel tratto di mare, ormai il pesce angelo non si sarebbe fermato davanti a nulla ; fu così che riprovando esausto un ennesimo inutile salto contro il vento, fu travolto dall'onda più grande che avesse mai visto e fu sbattuto con violenza sugli scogli.

    Solo, al freddo, ferito, fuori dalla protezione del suo mare azzurro, sentì di essere ormai prossimo alla morte.

    All'improvviso il vento cominciò a sollevare la sabbia, una luce accecante colpì la spiaggia ed apparve Lei:
    Gaia. Madre di tutte le fate, dea della natura e della gioia.
    Lo prese tra le sue dolci manine e poggiando le sue labbra sul suo corpicino, lo baciò con un soffio di luce di amore puro.
    Lo portò poi guarito sul fondo del mare ed il pesce angelo finalmente vide :
    stelle marine, piante meravigliose danzanti, fondali pieni di luce cangiante, pesci dai mille colori, quante meraviglie....come aveva fatto finora a non riuscire a vedere quanto bello ed unico fosse il suo mondo sottomarino?

    La sua vita da quel giorno cambiò: fu così che il pesce angelo tornò felice alla vita di pesce nel mare e capì che per essere felici non serve diventare nient'altro di quello che si è.
    Ancora oggi nel punto in cui fata Gaia salvò il pesce angelo c'è una spiaggia bellissima di sabbia nera che si chiama la "buca delle fate" e lì su di una roccia sta inciso :

    " VIVERE E' L'ARTE DI DIVENTARE QUELLO CHE SI E' GIÀ "

    Mia dolce principessa il tuo nome in greco antico significa brillare di gioia, essere felice e raggiante.Così papà ti aiuterà ad essere.

    Il tuo papà ha fatto molti errori, ma quello più grande è che, come il pesce angelo, non riusciva ad apprezzare pienamente ciò che aveva già.

    Amore mio oggi compi 10 anni, siamo purtroppo distanti, ma tra te ed il tuo papà oggi soffia forte il vento dell'amore.Proprio grazie a questo vento magico, tornerò a nuotare in acque tranquille, con te mia dolce fatina, nulla più ci impedirà più di brillare insieme di gioia e felicità.
    Ti voglio un mare di bene Gaia, buon compleanno amore mio.
    Il tuo papà

    Edited by INNOMAX69 - 14/7/2015, 08:30
  2. .
    Il mio pensiero sparso del momento voglio condividerlo con tutti voi.
    Sono stata ammessa alla facoltà dove avevo fatto domanda per entrare...mi sono classificata tra le prime in graduatoria. Non volevo crederci...
    per la prima volta, dal lontano 2008 ho provato la VERA felicità. Ho pianto.
    Per me questo è un traguardo importante che spero segnerà l'inizio di una nuova VITA perchè quella precedente forse la stavo perdendo...
  3. .
    Sono le sette e torno adesso dal lavoro, sono più stanco del solito. Il dott. Amboni, il capo del laboratorio, mi è stato appiccicato addosso tutto il giorno, ha controllato ogni mio movimento. Devo cucinare.
    La ragazza con cui vivo stasera cena con dei vecchi amici, mi ha lasciato un biglietto sui fornelli: fatti queste due cotolette. Se vuoi la pasta, nel frigo c'è ancora un po' di ragù. Ho dimenticato di comprare il pane. Mentre leggo l'appunto sto già digitando il numero di Planet pizza. "Ciao Andrea, mi mandi una margherita doppia mozzarella?" Capisce al volo e mi chiede:
    "Hai litigato con Giada?"
    "No. E' andata ad una di quelle cene dove si incontra un mucchio di gente che non vedi dai tempi delle superiori".
    "Ho capito. Non è che la pizza riesci a venirtela a prendere? Sai, ho un mucchio di consegne".
    "Si, sto arrivando. Però fammela trovare pronta".
    Esco di casa, nel frattempo ha iniziato a piovere. Per strada continuo a pensare che questa sia proprio una giornata di merda e che ci mancava soltanto la pioggia. In pizzeria, chiaramente, mi tocca aspettare. Dopo mezz'ora eccomi di nuovo a casa. Io e la mia pizza, entrambi zuppi.
    Prima nota positiva della giornata: ho mangiato e sono sazio. Con la mia birra migro sul divano, chiudo per un attimo gli occhi e subito un sonno profondissimo mi avvolge. Alle quattro mi sveglio ancora nella stessa posizione, piove; non è ancora tornata. In quelle poche ore ho sognato un mio compagno di scuola, non lo vedo dagli esami. Freud non si smentisce. E' sicuramente legato al fatto che stasera Giada sia uscita con i suoi vecchi amici, così il mio inconscio ha voluto trasportarmi nel passato.
    Mi dico che in momenti come questi non c'è niente di meglio di un viaggio nei ricordi. E poi, questa notte di pioggia mi sembra l'ideale per riaprire scatole e scatoloni chiusi ormai da tempo. Non ho più sonno.
    Facendomi largo tra la polvere comincio a riesumare il contenuto di alcune scatole che tengo, da tempo immemorabile, nell'armadio del corridoio. Vengo subito investito da migliaia di ricordi che tornano insperatamente nitidi. Nella mia testa essi corrono, si spingono, felici riconquistano il posto che meritano. Valanghe di immagini e parole mi si ripresentano sotto gli occhi, il cuore comincia a battermi più velocemente. Sul mio viso appare un lieve sorriso velato di malinconia. Ho tra le mani diversi diari. Rileggo frasi completamente insensate, disegni di tette e culi, caricature di professori. In fondo alla scatola trovo l'annuario dell'anno 2000/2001. Sorpreso mi vado subito a cercare. Nel frattempo la mia mente corre come un computer, sta pian piano caricando file di memoria che non ricordavo più. Osservo chi avevo accanto. Me li ricordo tutti. Ad ognuno associo un ricordo e mentre la mia mente lavora, questi ricordi diventano presto tre, quattro, dieci...dieci come gli anni trascorsi da quella foto. Mio Dio, fino ad ora mi sembrava un'eternità ma davanti a questa scatola sembra ieri. Eccola, tra tutti, ecco lei: il mio primo amore. Un pensiero parallelo mi trasporta verso Giada, che ancora non è tornata e che non risponde al cellulare, o meglio, mi risponde la gentile voce di una signorina che mi informa che l'utente si trova in un posto irraggiungibile...
    Faccio finta che non me ne freghi nulla. Guardo i miei compagni di allora. Nomi, cognomi e ancora lei. Una sua dedica e mi accorgo che sulla carta c'è una goccia. Mi do dello stupido. Continuo a guardare foto, a ricordare volti, la mia mente carica ed un'altra goccia esce prepotente dagli occhi. Ho deciso, vado!

    Giada tornò a casa alle sette del mattino, mezza ubriaca. Girò l'appartamento in lungo e in largo, fu sorpresa nel vedere che in corridoio era tutto sotto sopra. Entrò in cucina. Sui fornelli il biglietto era ancora al suo posto. Sotto i suoi consigli per la cena c'era scritto: Vado a cercarli tutti, non so quando tornerò. Forse non capirai...ma se hai fame, sul tavolo c'è mezza birra e una fetta di margherita doppia mozzarella. Sempre meglio di quel ragù. Tornerò solo quando li avrò rivisti tutti, perchè erano secoli che non mi scendeva una cazzo di lacrima.

    L'annuario era ancora lì, aperto. La dedica in vista. Quei volti, resi eterni con un flash, avevano raggiunto il proprio scopo: mettergliela nel culo al tempo che passa.

    Edited by Ares65 - 17/8/2014, 10:40
3 replies since 9/7/2008
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