Je suis Charlie

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  1. (elettrica)
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    La strage alla redazione del Charlie Hedbo ha colpito il cuore della libertà di espressione ma anche l'animo di molte persone, che un po' ovunque scendono in piazza per manifestare con delle matite in mano.
    Credo che episodi come questo dovrebbero farci riflettere. Farci capire fino a che punto il nostro mondo sia ormai deviato. Su quanto nell'era del progresso e della tecnologia, ma soprattutto della comunicazione, si stia cercando di privarci della libertà di opinione e di pensiero.
    Je suis Charlie
     
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  2. Anice Stellato
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    #JeSuisCharlie

    Io quando sento queste notizie vengo presa dall'impulso irrefrenabile di dire "terroristi di merda". Poi mi ricompongo e penso: c'è enorme differenza tra chi crede e non infastidisce nessuno, e chi invece usa la religione come strumento di conversione (?) e causa stragi di questo tipo.
    Ci rendiamo conto a che livelli stiamo? Per me è inconcepibile. Una vignetta non ha mai ucciso nessuno. Questi però si sentono in dovere di togliere la vita altrui al grido di "Allah è grande".
     
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  3. Jessy94_TDM
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    io sono piuttosto convinta che non c'entrino solo gli islamici. Charlie Hebdo toccava un po' tutti, e in generale la libertà di stampa tocca tutti. Il problema non è il terrorismo, ma la censura.
     
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  4. Mugsy_Gollum
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    Senza in alcun modo giustificare questi pazzi furiosi che mortificano l islam, c è da dire che il confine tra satira e offesa spesso è sottile

    Ah ovviamente gli sciacalli che sfruttano la situazione per dare addosso agli islamici (qualcuno ha detto salvini?) mi fanno vomitare
     
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  5. Ankh
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    CITAZIONE (Jessy94_TDM @ 8/1/2015, 20:46)
    io sono piuttosto convinta che non c'entrino solo gli islamici. Charlie Hebdo toccava un po' tutti, e in generale la libertà di stampa tocca tutti. Il problema non è il terrorismo, ma la censura.

    il problema non è il terrorismo? Scusa ma come fai ad affermare questo?
    CITAZIONE (Mugsy_Gollum @ 15/1/2015, 12:13)
    Senza in alcun modo giustificare questi pazzi furiosi che mortificano l islam, c è da dire che il confine tra satira e offesa spesso è sottile

    pensavo che la frase continuasse... E' spesso sottile e quindi...(?)


    riporto un articolo pubblicato su il fatto quotidiano, evidenziandone le parti - secondo me - più interessanti
    CITAZIONE
    Charlie Hebdo, Rodotà: “Non si limiti la libertà in nome della sicurezza”
    Il giurista parla del diritto di espressione del pensiero dopo i fatti di Parigi: "Deve essere garantito per tutti, non secondo le convenienze. Contro il terrorismo non servono leggi speciali ma un vero coordinamento tra i servizi di sicurezza dei diversi Paesi"
    C’è tutto d’indicibile in quello che è accaduto a Parigi: la violenza, la paura, il pericolo, il dolore. Eppure tutto deve restare dicibile. Perché? Stefano Rodotà risponde così: “Per salvare la democrazia non si può perdere la democrazia”. I diritti non sono se non assoluti e sempre garantiti: il problema – e non è questione da poco – sorge quando i diritti sembrano trovarsi in contraddizione, quando affermarne uno (la sicurezza) rischia di negarne un altro (la libertà).

    Professore, in questi giorni qualcuno ha sostenuto che la libertà di manifestazione del pensiero ha dei limiti.
    E molti altri hanno detto che si devono accettare anche le manifestazioni estreme di libertà di pensiero: è una tesi terribilmente impegnativa, implica un’assoluta coerenza nell’applicazione. Allora vorrei far notare che al corteo di Parigi c’era anche Vicktor Orban, il primo ministro di un Paese – l’Ungheria – che ha represso in modo radicale la libertà di pensiero. E l’Unione europea non ha usato i poteri che le sono attribuiti da Maastricht per intervenire. Voglio dire: non basta affermare il primato delle libertà, bisogna trarne una serie di conseguenze. I diritti non sono a senso unico, secondo le convenienze.

    Un limite è costituito dai reati d’opinione: la più recente discussione riguarda il negazionismo.
    Molti in Italia – tra storici e giuristi – si sono opposti a che il negazionismo fosse considerato un reato; in altri Paesi è stato previsto come tale. Ho più volte spiegato le ragioni della mia contrarietà. Però è ovvio che se un fatto costituisce reato questo è certamente un limite: se ci sono reati, vanno perseguiti. E dunque se c’è apologia del terrorismo, bisogna procedere di conseguenza. Il diritto alla manifestazione del pensiero però deve essere garantito sempre e nei confronti di tutti, non può essere applicato a intermittenza, con diversi pesi e misure. Sarebbe rischioso, alla luce del conflitto che si è aperto.

    Siamo in “guerra”?
    È una parola sbagliata, che conduce direttamente alla tesi dello scontro di civiltà. C’è un problema che riguarda situazioni specifiche: l’orrore di Boko Ha-ram, le aggressioni di al Qaeda, le violenze omicide dell’Isis. Non esiste in astratto una guerra tra democrazia e fondamentalismo. Se si afferma che siamo in guerra, le tutele che riguardano i diritti possono essere messe in discussione. E allora ci troviamo su un terreno scivoloso e pericoloso.

    Dopo l’11 settembre presiedeva il gruppo dei garanti per il diritto alla riservatezza della Ue.
    Ho negoziato duramente con gli Stati Uniti per impedire che una serie di diritti dei cittadini europei – per esempio quelli riguardanti la raccolta dei dati personali dei passeggeri negli aeroporti – fossero tanto limitati come il governo americano richiedeva. Nel febbraio 2002 l’American civil liberty union mandò una lettera alle istituzioni governative Usa dicendo che non si poteva chiedere ai cittadini europei di adeguarsi alle norme restrittive che l’America voleva imporre. E anzi sosteneva che loro avrebbero dovuto seguire le indicazioni di tutela dei diritti che venivano dall’Europa. La democrazia vince quando si afferma completamente come tale.

    “Per salvare la democrazia non dobbiamo perdere la democrazia”: il dibattito si è posto negli anni di piombo, quando si scelse la strada delle leggi speciali.
    Ai tempi del decreto sul fermo di polizia – uno dei “decreti Cossiga” – ero in Parlamento: votai contro, quando il Pci votò per la fiducia al governo. Riuscimmo a far passare un emendamento che prevedeva per il governo l’obbligo di relazionare sull’efficacia di queste leggi ogni sei mesi. Da quelle relazioni venne fuori che il fermo di polizia non serviva a nulla. Servì, contro i brigatisti, l’isolamento politico, così come fu fondamentale la riorganizzazione delle forze di polizia. La riduzione dei diritti è una risposta facile, che apparentemente rassicura, ma indebolisce la democrazia e non dà strumenti di lotta. Allora come oggi le leggi speciali non servono. Adesso è fondamentale capire se l’organizzazione per il controllo e la prevenzione del terrorismo è adeguata alla situazione. La risposta sembra negativa: è su questo che bisogna agire, ad esempio con un vero coordinamento tra i servizi di sicurezza dei diversi Paesi.

    È favorevole alla sospensione di Schengen?
    No. E bene ha fatto il ministro Gentiloni a dire subito che non era d’accordo: ora si è aggiunta anche Angela Merkel. L’Europa non può tornare alle divisioni, negando la libertà di circolazione sul territorio. Sarebbe un atto contro la possibilità di rafforzare il patto tra gli Stati. Tra l’altro l’Italia è entrata tardi negli accordi di Schengen perché non aveva una legge sulla privacy. Da questo non si può tornare indietro.

    I diritti sono più forti della paura?
    Certo. E la tutela dei diritti è l’unico fattore di unificazione dei Paesi e di riconciliazione dei cittadini con le istituzioni. E’ molto più facile prospettare misure straordinarie di pubblica sicurezza. Ma è sempre stata una risposta perdente: i diritti non sono in contrasto con l’efficienza organizzativa. E non sono negoziabili.
    fonte:ilfattoquotidiano.it/2015/01/15/charlie-hebdo-rodota-non-si-limiti-liberta-in-sicurezza/1340367/

    Nei giorni scorsi mi sono ritrovata a parlare di questo con una persona tanto colta quanto religiosa e mi rendo conto che c'è questo comune pensare secondo cui la religione, poiché attiene ad una sfera molto intima, non debba essere toccata in alcun modo. Va bene la satira, ma non se è rivolta ad un credo. In quel caso è bene fermarsi un attimo prima. Non sono d'accordo con questo modo di pensare e forse è perché non appartengo a nessun credo. Secondo questo ragionamento anche la sfera sentimentale o sessuale è profondamente intima e allora non dovrebbe essere oggetto di satira... secondo questo ragionamento - alla fin fine - non dovrebbe esistere satira e poiché la satira è esempio di libertà di espressione, non dovrebbe esistere libertà di espressione. Scatta insomma un meccanismo a catena che porta ad una sola conclusione.

    Invece di parlare di quanto alle volte una vignetta possa essere offensiva (dimenticando forse che l'obiettivo di irridere è proprio della satira) bisognerebbe pensare unicamente - a mio avviso - a come prevenire questi crimini e tutelare le vite delle persone.
     
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  6. Mugsy_Gollum
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    dalla pagina di quel pirla di salvini su facebook
    "Fabio Rainieri, segretario della Lega in Emilia, è stato condannato a un anno e tre mesi di carcere per aver postato una immagine offensiva della Kyenge su Facebook. Alla faccia della Libertà di Satira! Neanche a un ladro o a uno spacciatore danno una condanna così, pazzesco"


    spero si sia capito cosa intendevo



    l'immagine incriminata
     
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  7. -[Evil]-
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    Io non parlerei molto di "sfera intima" della religione. C'è una cosa che molte persone hanno difficoltà a comprendere, e che porta poi, ahimé, a vedere l'Islam come una religione violenta, cosa che non è assolutamente. Il fondamentalismo islamico non è RELIGIONE. E' POLIICA. Sarebbe come dire che il nazismo è stata un'ideologia, con tanto di olocausto e razza ariana. Il fondamentalismo, così com'è stato il nazismo, è un movimento politico che è stato capace di riempire quel vuoto lasciato dai regimi del secolo scorso. L'occidentalizzazione in Medio Oriente ha fallito (vedi la primavera araba), lasciando le persone in piena crisi economica, sociale e soprattutto politica. I paesi arabi hanno perso fiducia negli USA, ma anche nella Russia (vedi regimi di Nasser, Sadam Hussein ed altri). Nessuna super potenza è stata in grado di riempire quel vuoto, motivo per cui alla fine ci hanno pensato i "partiti di estrema destra". Isis è una nazione, non una setta. Al Qaida è un'organizzazione, non una setta. La religione è il collante. Noi occidentali siamo per i fondamentalisti quello che erano gli ebrei per i tedeschi. Un capro espiatorio. Una possibilità per la classe media di emergere. La possibilità per una nazione di arricchirsi. La jihad è propaganda politica.

    Ho insitito tanto su questo punto perché secondo me se ci si limita a parlare di libertà d'espressione e di religione, non si comprenderà mai qual è il vero problema. Figuriamoci risolverlo. L'obiettivo di Isis non era vendicare il Profeta, ma gettare benzina sul fuoco, reclutare nuovi soldati. Ed infatti: guardate cosa sta succedendo in Nigeria, in Pakistan, nello Yemen... Proteste anti-Charlie ovunque. Eccolo l'obiettivo, altro che "Allah Akbar".

    Concludo con un'osservazione: la Francia si inorgoglisce tanto per Charlie Hebdo e per quello che simboleggia, ovvero la libertà d'espressione. Però come riportava il Fatto Quotidiano in un articolo, la Francia sembra essere la patria di Voltaire a giorni alterni. Infatti l'umorista Dieudonné è stato multato con cifre spropositate ed arrestato per aver fatto "satira" sull'Olocausto. Liberté, ma non per te. Certo uccidere è un conto, arrestare un altro, però com'è che gettare merda su Maometto è liberta d'espressione mentre l'humor nero sull'Olocausto è perseguibile penalmente? La coerenza.
     
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  8. Jessy94_TDM
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    CITAZIONE (Ankh @ 16/1/2015, 10:35) 
    CITAZIONE (Jessy94_TDM @ 8/1/2015, 20:46)
    io sono piuttosto convinta che non c'entrino solo gli islamici. Charlie Hebdo toccava un po' tutti, e in generale la libertà di stampa tocca tutti. Il problema non è il terrorismo, ma la censura.

    il problema non è il terrorismo? Scusa ma come fai ad affermare questo?

    Il problema non è il terrorismo perché lo stesso giorno di Charlie hebdo in Nigeria morivano 2000 persone e tutti se ne sono sbattuti. Lo stesso giorno l'aumento dei morti di ebola aumentava e tutti se ne sono sbattuti.
    Il problema è il terrorismo solo quando arriva a casa nostra, e a casa nostra fa paura.
    Io sono convinta che non ci sia solo fondamentalismo islamico sotto l'attacco, ma questa è un'altra storia, e sono convinta che se non regnasse la censura (anche in Francia, come diceva evil) Charlie Hebdo non sarebbe una voce fuori dal coro che stimola l'attacco dei terroristi, perché mi rifiuto di credere che se tutti potessero dire tutto quello che vogliono su tutte le religioni,i terroristi possano rifare la stessa cosa per ogni singola vignetta/articolo.
    Il terrorismo fa paura perché sono riusciti ad arrivare a Parigi. Ma se davvero fosse un avvenimento importante, ora non parleremmo dei milioni per Greta e Vanessa (?), ma del bilico tra la pace e la guerra.
    Invece tra qualche tempo non se ne parlerà più, aspetteranno tempi molto meno all'erta per fare altri danni, e nel frattempo i giornali continueranno a censurare quello che vogliono e a rigirarsi le notizie.
    Ritengo che il problema non sia un evento terroristico, perché se l'Isis non avesse minacciato mesi addietro di arrivare in Europa, quei tre sarebbero stati presi per tre pazzi. La cosa ha scioccato tutti per motivi molto più radicati.
    Quello che speravo scioccasse nel fatto di Charlie Hebdo è che nel 90% del mondo cose del genere non succedono perché la satira è censurata e perché nel 2015 non si può scherzare sulla religione (vedi discorso del Papa di qualche giorno fa).
     
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7 replies since 8/1/2015, 09:27   94 views
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