Scatole piene di polvere

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    Amico Errante
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    Sono le sette e torno adesso dal lavoro, sono più stanco del solito. Il dott. Amboni, il capo del laboratorio, mi è stato appiccicato addosso tutto il giorno, ha controllato ogni mio movimento. Devo cucinare.
    La ragazza con cui vivo stasera cena con dei vecchi amici, mi ha lasciato un biglietto sui fornelli: fatti queste due cotolette. Se vuoi la pasta, nel frigo c'è ancora un po' di ragù. Ho dimenticato di comprare il pane. Mentre leggo l'appunto sto già digitando il numero di Planet pizza. "Ciao Andrea, mi mandi una margherita doppia mozzarella?" Capisce al volo e mi chiede:
    "Hai litigato con Giada?"
    "No. E' andata ad una di quelle cene dove si incontra un mucchio di gente che non vedi dai tempi delle superiori".
    "Ho capito. Non è che la pizza riesci a venirtela a prendere? Sai, ho un mucchio di consegne".
    "Si, sto arrivando. Però fammela trovare pronta".
    Esco di casa, nel frattempo ha iniziato a piovere. Per strada continuo a pensare che questa sia proprio una giornata di merda e che ci mancava soltanto la pioggia. In pizzeria, chiaramente, mi tocca aspettare. Dopo mezz'ora eccomi di nuovo a casa. Io e la mia pizza, entrambi zuppi.
    Prima nota positiva della giornata: ho mangiato e sono sazio. Con la mia birra migro sul divano, chiudo per un attimo gli occhi e subito un sonno profondissimo mi avvolge. Alle quattro mi sveglio ancora nella stessa posizione, piove; non è ancora tornata. In quelle poche ore ho sognato un mio compagno di scuola, non lo vedo dagli esami. Freud non si smentisce. E' sicuramente legato al fatto che stasera Giada sia uscita con i suoi vecchi amici, così il mio inconscio ha voluto trasportarmi nel passato.
    Mi dico che in momenti come questi non c'è niente di meglio di un viaggio nei ricordi. E poi, questa notte di pioggia mi sembra l'ideale per riaprire scatole e scatoloni chiusi ormai da tempo. Non ho più sonno.
    Facendomi largo tra la polvere comincio a riesumare il contenuto di alcune scatole che tengo, da tempo immemorabile, nell'armadio del corridoio. Vengo subito investito da migliaia di ricordi che tornano insperatamente nitidi. Nella mia testa essi corrono, si spingono, felici riconquistano il posto che meritano. Valanghe di immagini e parole mi si ripresentano sotto gli occhi, il cuore comincia a battermi più velocemente. Sul mio viso appare un lieve sorriso velato di malinconia. Ho tra le mani diversi diari. Rileggo frasi completamente insensate, disegni di tette e culi, caricature di professori. In fondo alla scatola trovo l'annuario dell'anno 2000/2001. Sorpreso mi vado subito a cercare. Nel frattempo la mia mente corre come un computer, sta pian piano caricando file di memoria che non ricordavo più. Osservo chi avevo accanto. Me li ricordo tutti. Ad ognuno associo un ricordo e mentre la mia mente lavora, questi ricordi diventano presto tre, quattro, dieci...dieci come gli anni trascorsi da quella foto. Mio Dio, fino ad ora mi sembrava un'eternità ma davanti a questa scatola sembra ieri. Eccola, tra tutti, ecco lei: il mio primo amore. Un pensiero parallelo mi trasporta verso Giada, che ancora non è tornata e che non risponde al cellulare, o meglio, mi risponde la gentile voce di una signorina che mi informa che l'utente si trova in un posto irraggiungibile...
    Faccio finta che non me ne freghi nulla. Guardo i miei compagni di allora. Nomi, cognomi e ancora lei. Una sua dedica e mi accorgo che sulla carta c'è una goccia. Mi do dello stupido. Continuo a guardare foto, a ricordare volti, la mia mente carica ed un'altra goccia esce prepotente dagli occhi. Ho deciso, vado!

    Giada tornò a casa alle sette del mattino, mezza ubriaca. Girò l'appartamento in lungo e in largo, fu sorpresa nel vedere che in corridoio era tutto sotto sopra. Entrò in cucina. Sui fornelli il biglietto era ancora al suo posto. Sotto i suoi consigli per la cena c'era scritto: Vado a cercarli tutti, non so quando tornerò. Forse non capirai...ma se hai fame, sul tavolo c'è mezza birra e una fetta di margherita doppia mozzarella. Sempre meglio di quel ragù. Tornerò solo quando li avrò rivisti tutti, perchè erano secoli che non mi scendeva una cazzo di lacrima.

    L'annuario era ancora lì, aperto. La dedica in vista. Quei volti, resi eterni con un flash, avevano raggiunto il proprio scopo: mettergliela nel culo al tempo che passa.

    Edited by Ares65 - 17/8/2014, 10:40
     
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  2. (elettrica)
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    Piaciuto, davvero molto! Sia per come è scritto, sia per il contenuto.
     
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    Every real story is a never-ending story...

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    L'ho letto solo adesso. Dico solo che ho i brividi. Complimenti.
     
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2 replies since 1/8/2014, 23:33   43 views
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