Sei strano....sei fantastico!

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    Blue Cenere

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    Ho scritto pochi giorni fa questo post che metto in spoiler perché non so se può interessarvi dato che l'ho scritto non appositamente per questo topic. Ma non avrebbe senso per me scrivere da capo un nuovo post.
    Potete evitarlo e leggere direttamente sotto.

    Esistono tantissime teorie. Ti consiglio di leggere un manuale sull'argomento che te le spieghi tutte perché io faccio pena a spiegare.
    Ci siamo evoluti nella società. L'uomo vede il mondo attraverso l'interfaccia della società diceva qualcuno (non mi ricordo chi ). I bambini quando nascono non sono autosufficienti, sono sopravvissuti solo i bambini che mostravano attaccamento ai genitori. Abbiamo bisogno dei gruppi sociali. Dal gruppo sociale traiamo autostima perché ci immergiamo in esso, e quando siamo in un gruppo siamo parte di un gruppo e non individui singoli. Una grande fonte di autostima che ci viene dal gruppo è ad esempio il credere che il nostro gruppo sia più morale della media. Per aumentare la nostra autostima dobbiamo assumere di essere superiori a qualcuno in qualcosa. Quindi un gruppo superiore a un altro gruppo. Ci fa stare bene. Il gruppo ci fornisce prevedibilità, ci aiuta a interpretare il mondo, ha un'importanza affettiva, ecc... è per noi importante. Se c'è un diverso per paura che esso mini l'immagine positiva del gruppo (e di conseguenza di noi stessi) lo escludiamo, lo emarginiamo, per rimarcare il fatto che noi non siamo come lui.
    Hai ragionissima nel chiederti: la diversità non può essere vista come un pregio?
    Ed è qui che punta una parte della ricerca oggi. Alla base del pregiudizio per alcuni (scusa se non ti metto riferimenti ma non mi ricordo nessun nome... ma ti dico che queste cose che ti scrivo derivano da quello che ho appreso dai seguenti libri: processi psicosociali dei gruppi di pagliaro, influenza sociale di mucchi faina e percezione morale di voci) c'è, fondamentalmente, la categorizzazione. La categorizzazione è quel processo importantissimo che ci fa etichettare le mele e l'insalata come cibo se è necessario mangiare, oppure le mele e i sassi come oggetti da lancio, se è necessario lanciare un oggetto. Sono quindi costruite dall'uomo e non esistono in natura. L'uomo crea le categorie (in natura non ci sono molti nessi tra mela e sasso...) e anche le categorie sociali some "persona nera" o "ebreo". E' importante che gli elementi all'interno delle categorie siano ben diversi tra loro, o ci confonderemmo. O il mondo sarebbe caotico.

    He (Tajfel, un ricercatore) conducted a series of experiments, investigating the role of categorization. One of his most notable experiments looked at the way that people judged the length of lines. He found that the imposition of a category directly affected judgements. If the lines, which were presented individually, were shown without any category label, then errors of judgement tended to be random. If the longest lines were each labelled A, and the shortest were labelled B, then the errors followed a pattern. Perceivers would tend to judge the lines of each category (whether A or B) as being more similar to each other than they were; and perceivers would judge the differences between categories as greater than they were
    - http://en.wikipedia.org/wiki/Henri_Tajfel

    Avvengono due processi utilissimi che ci permettono di vedere come più simili tra loro (di quanto non siano in realtà) gli elementi di una stessa categoria e come più diversi tra loro elementi di categorie differenti. Vale anche con le categorie sociali. Lo stereotipo e il pregiudizio che ne segue (che colpisce anche persone singole) nasce dal vedere "gli altri" come molto simili tra loro mentre contemporaneamente si crede che i membri del proprio gruppo siano diversificati perché si conoscono personalmente e si apprezza di più la varietà umana di cui è composto il gruppo. L'altro gruppo appare come molto stereotipato... Il gruppo di appartenenza è migliore perché contiene il sé, e per mantenere un'autostima alta questo deve essere migliore, e non peggiore, degli altri. Vediti anche la teoria del conflitto realistico di Sherif. E' un po' datata ma interessante e ha portato a diversi sviluppi più recenti. La varietà di teorie è vastissima. Molte sono quasi speculazioni (le ricerche dimostrano la validità di queste teorie, ma ne manca una generale e definitiva, e mano a mano che i sistemi nel fare ricerca migliorano si scoprono falle nelle ricerche precedenti...), ma in questo campo ci si approssima sempre di più alla "verità", secondo me tra 100 anni ci capiremo qualcosa di più. Le spiegazioni al fenomeno non mancano, anzi, sono infinite!
    Ah ossignor, avevo cominciato un concetto e non l'ho finito! Perché la diversità non è vista come una ricchezza? Perché ci viene spontaneo, automatico! C'è chi dà a questo una spiegazione evolutiva, o quella illustrata sopra del dividere il mondo in categorie e della necessità per l'uomo di stare bene, di avere una buona autostima. E questo sentimento discriminatorio aumenta se il gruppo percepisce l'altro gruppo come minaccioso. Oppure se come giustamente dice @A87 non vuole uno stravolgimento dello status quo (ad esempio nell'accettare il matrimonio gay) perché fondamentalmente ha paura, perché dallo status quo deriva la sua stabilità e felicità.
    Per vedere gli altri come una ricchezza è necessario che si collabori insieme nel raggiungimento di uno scopo comune ma che, allo stesso tempo, la differenza tra gruppi non venga minacciata. Fu fatto un esperimento in cui studenti di scienze e di letteratura dovevano scrivere un articolo, i loro atteggiamenti reciproci erano migliori quando gli studenti di letteratura si occupavano del testo e quelli di scienze delle statistiche da inserire nell'articolo, mentre era più pregiudizievole quando non esisteva questa differenza e entrambi i gruppi dovevano occuparsi sia del testo sia delle statistiche.
    Quindi secondo un approccio vedere l'altro come una ricchezza è possibile se si persegue uno scopo comune, ma mantenendo la propria distintività come gruppo.
    Altre ricerche infatti hanno dimostrato come alle persone non piace trovarsi in gruppi troppo ampi per non sentirsi obbligati a offrire aiuto, gentilezza, cooperazione, altruismo insomma, a troppe persone, per non disperdere le energie in pratica...
    Da un'altra parte le ricerche sulla morale dicono che i gruppi con una morale diversa vengono percepiti come meno umani, e quindi va bene denigrarli o torturarli.
    Pensa alla condizione della donna in alcuni paesi africani... c'è da rabbrividire. Il pregiudizio diminuirebbe se perseguissimo uno scopo comune (ad esempio: trattazioni economiche a beneficio di entrambe le parti, la butto lì) rimanendo "ognuno a casa propria" con i propri costumi, ma non diminuirebbe se fossimo costretti a includere nel nostro gruppo persone che hanno una reputazione così bassa della donna, anzi, peggiorerebbe.

    Perché l'argomento è infinitamente complicato io trovo più facile studiare per il prossimo esame di neuroscienze che per quello di psicologia sociale. E' una materia imperscrutabile davvero.

    Più inerente alla discussione che è emersa a partire dall'argomento mi è venuto da pensare che molto dipende da come ci si percepisce e dal contesto sociale.
    Se mi vesto dark le persone mi emarginano?
    Non necessariamente. Lo fanno probabilmente se io ho una bassa autostima, poca autoironia, poca socievolezza.
    Dipende anche dal contesto sociale nel senso che per gli adolescenti l'accettazione sociale è di fatto più complicata. Per l'adolescente è molto importante l'identificazione con il gruppo dei pari. Gli adolescenti sono più chiusi e pregiudizievoli degli adulti. Non solo perché gli adulti hanno imparato a tenere per sé i propri pareri perché hanno imparato il rispetto, ma proprio perché sentono di meno l'esigenza di conformarsi ed escludere il diverso. L'adolescente vuole stare nel gruppo dei più fighi perché da quello dipende la sua identità e autostima. Un modo per aumentare l'autostima è emarginare un gruppo e attribuirgli caratteristiche negative al solo scopo di percepirsi migliori. Questo perché fondamentalmente l'adolescente è fragile, è in pieno sviluppo e ha bisogno di qualcosa che gli dia certezze.
     
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    Ho letto molto attentamente Krigerinne e da parte mia ti ringrazio...non posso dire di aver compreso tutto ma trovo interessante la tua prospettiva...
    Confermo in parte il fatto che un qualsiasi persona si confronta con la Societa' e in base alle -Reazioni, Elabora e Deduce delle Risposte...ma non credo sempre che tutto sia sempre e comunque causa solo della societa', certo una buona percentuale di essa definisce i nostri Limiti Mentali ma quest, ultimi sono dati da Molteplici Fattori...Interni- Esterni...
    Concordo sempre che l' Autostima sale se si e' considerati positivamente dagli Altri, questo lo affermo pienamente ma, c' e' sempre un ma dal mio punto di vista, questo puo' salire nettamente quando si trova una Buona Stabilita' Psicofisica con Noi Stessi...alla fine comunque tutto Dipende da Noi Stessi...quindi in base a come ci poniamo anche, cambiano le opininoni altrui e le nostre...ci odiamo,,ci amiamo... ma giustamente seppur l' uomo sia destinato a essere solo, ha bisogno di qualcuno per placare i suoi Tormenti, e far addormentare il Demone Dentro...per infine trovare un Senso alla Nostra Fragile Esistenza e Condividere Emozioni, Sentimenti...
    Tutto questo fa sfociare sulle Domende dell' Esistenza e cosa distingue l' Uomo dall' Animale Primitivo...a parer mio...
     
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    Grazie, sì, hai detto cose interessanti. Anche secondo questa materia (con tutti i suoi limiti, e i miei limiti nel comprenderla e nel spiegarla) ha un ruolo centrale l'individuo.
    La società non ci è capitata. La società l'abbiamo creata ed essa rappresenta un'estensione di noi stessi.
    L'animale primitivo non delega le conoscenze e i compiti ad altri. L'animale primitivo sbaglia con la sua pelle e apprende dagli errori. Nessun amico gli dice che una pianta è velenosa. L'uomo (che pure secondo la scienza è niente più che un animale) invece è così evoluto che ha bisogno di estensioni di sé. Ha bisogno delle memorie esterne come i computer (persone, libri). Ad oggi io sopravvivo nel mondo ostile senza sapere niente di piante velenose o di come ci si fabbrichi una pelliccia. Senza gli altri siamo persi. Per nostra forma mentis non resistiamo alla solitudine. Non siamo fatti per vivere fuori dalla società.
     
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  5. Jessy94_TDM
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    vado di fretta e domani rispondo meglio, volevo precisare questo punto.
    CITAZIONE
    L'animale primitivo non delega le conoscenze e i compiti ad altri. L'animale primitivo sbaglia con la sua pelle e apprende dagli errori. Nessun amico gli dice che una pianta è velenosa.

    falso. L'etologia ci mostra con chiari esperimenti che il 99% degli animali sociali condivide le esperienze, positive e negative, le condivide tra familiari e simili, e spesso le osserva.
    Certamente il feedback negativo sulla propria pelle rimane molto più impressa, ma gli animali sono in grado di imparare dagli errori degli altri.
     
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    Grazie per la precisazione, mi riferivo a un livello umano di delegazione. Quantitativamente più imponente e ho usato termini imprecisi.
     
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  7. <Xenos>
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    Sono stato spesso giudicato strano ma mai per un difetto fisico.
    E mai qualcuno ha detto che ero fantastico nella mia stranezza anzi ho incontrato molta opposizione per il mio anticonformismo.
    Che non sfocia mai però nell'appariscenza..preferisco essere me stesso. Molto raramente poi ho incontrato persone che cercassero di capire, molto spesso invece incontro persone che pensano arbitrariamente il loro modo di vedere-pensare-capire-comportarsi-credere sia quello giusto..e che io sbaglio e quindi sono strano.
    echisenefrega..
     
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21 replies since 28/2/2014, 19:00   186 views
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