David Bowie e quella lotta silenziosa contro il cancro

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  1. Piccola Fra °º•Enci•º°
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    LONDRA Sul mezzanino della metro, a Victoria Station, c’è una ragazza che canta, a cappella, i versi di «Ashes to Ashes». «Cenere alla cenere, polvere alla polvere...». Davanti a sé un mucchio di monetine, «non ne ho mai raccolte tante». Appena si è diffusa in rete la notizia - «David Bowie è morto in pace, circondato dalla sua famiglia, dopo una coraggiosa battaglia durata 18 mesi contro il cancro», annunciava il profilo Facebook del Duca Bianco - milioni di giovani ed ex giovani, in tutto il mondo, hanno chinato il capo. La sua fragilità era nota, fin da quel malore sul palco nel 2004, ma di quella malattia terminale non si sapeva nulla. Bowie sembrava anzi «resuscitato»: nessun concerto, ma uno spettacolo off-Broadway che ha fatto il tutto esaurito a New York, e l’8 gennaio, giorno del suo 69° compleanno, l’ennesima perla discografica, «Blackstar». La «stella nera» ha colto di sorpresa, per l’ultima volta, i suoi fan. C’erano tutte le età, ieri, dai 10 ai 70 anni, sotto il cielo color cemento di una Londra piovigginosa come sempre, pronti a rendere omaggio a Ziggy Stardust, là dove era cominciato tutto, nel quartiere di Brixton, periferia sud della città. A pochi metri dall’uscita della metro, si incontrano ancora le casette in mattoni rossi che hanno incorniciato l’infanzia di David Bowie, nato David Robert Jones l’8 gennaio del 1947. Allora, era un sobborgo piuttosto povero di una città appena uscita con le ossa molto rotte dalla guerra.



    FONTE: msn.com
     
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