Maschere teatrali

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Lizy.Luminos
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    LE MASCHERE TEATRALI

    image




    L'origine della maschera è antichissima e non necessariamente “spettacolare”, poiché veniva utilizzata dagli uomini primitivi anche durante la caccia. L’utilizzo come artefatto teatrale invece nasce con il teatro greco, dove secondo Baldry era fondamentale per individuare visivamente il ruolo che i personaggi ricoprivano e dare piena attuazione alla funzione catartica della rappresentazione scenica. Inoltre, la maschera fungeva da cassa di risonanza vocale, in modo che la voce dell’attore potesse sentirsi a distanza. Generalmente era fatta di lino, a volte sughero o legno, ed erano raramente consentite le copie in marmo o terracotta, che non venivano di certo utilizzate in scena, ma venivano consacrate agli dei nei riti che precedevano la rappresentazione. Sotto di essa le donne avevano il volto colorato di bianco e gli uomini in nero, con l’apertura degli occhi e della bocca, leggermente aperta e pronunciata. Polluce nel suo Onomastikon parla di storia del teatro e soprattutto della maschera confermando la presenza di 28 maschere di repertorio per la tragedia, che avevano il ruolo pratico di permettere agli spettatori che vedevano lo spettacolo spesso anche da una distanza di 90 metri non si crogiolassero a cercare di captare l’espressività facciale dell’attore e anche quello di permettere allo stesso attore di interpretare più personaggi senza creare confusione nello spettatore. La versatilità dell’attore a quei tempi era data dalla capacità di cambiare maschera e nel contempo registro vocale, che cambiava da personaggio a personaggio (oggi invece è data sia dal registro vocale che dall’espressività facciale). Non era ad ogni modo solo la maschera a tipizzare il personaggio, ma anche l’abbigliamento che di ruolo in ruolo era definito.
    Nel teatro romano, in principio la maschera veniva utilizzata da chi recitava le atellane (commedie in dialetto osco), generalmente uomini non liberi, spesso servi, che la utilizzavano per evitare di attirare su di se l’infamia, mentre gli istrioni (attori affermati) non la utilizzavano. La maschera veniva chiamata “persona” ed era di origine etrusca, tant’è vero che quest’oggetto veniva definito esotico ed era utilizzato solo nella pantomima. Più che di maschere, nel teatro latino si parla di trucco: bianco per le donne, scuro per gli uomini e rubicondo per i servi . Inoltre la tipizzazione del personaggio avveniva attraverso l’abbigliamento.

    image
    Le maschere vennero poi riprese nella Commedia dell’Arte dal XVI secolo in poi, utilizzate dunque in una forma teatrale che si basava non su un testo scritto, ma su dei canovacci e dunque spesso sull’improvvisazione. La maschera è qui sinonimo stesso del personaggio, perché ne descrive il carattere e il comportamento. Le maschere più celebri della commedia dell'arte sono:
    - Il Capitano è il militare spaccone e buffonesco, simile al "Miles Gloriosus" plautino fra i Capitani più celebri ci sono Capitan Spaventa, Capitan Matamoros, Capitan Rodomonte e Capitan Cardone.
    - Zanni è la più antica maschera del servo, da cui si sono originati nel tempo molti altri personaggi. Nel Seicento il suo ruolo si sdoppiò nel "primo Zanni", furbo e maneggione, e il "secondo Zanni", spesso più sciocco e pasticcione, caratterizzato dai lazzi e dalle acrobazie, uno degli Zanni più celebri fu Alberto Naselli detto Zan Ganassa capocomico della prima compagnia del Duca di Mantova.
    - Arlecchino, notissima maschera bergamasca, è il servo imbroglione, perennemente affamato, per lui Carlo Goldoni scrisse Il servitore di due padroni.
    - Balanzone, conosciuto anche come il Dottore, è un personaggio serioso e presuntuoso.
    - Beltrame, è una maschera di origine milanese nata nel Cinquecento.
    - Brighella, spesso nei panni di "primo Zanni", è il servo furbo, in contrapposizione con il "secondo Zanni", Arlecchino.
    - Cassandro è una maschera di "vecchio", come Pantalone, e ha caratteristiche simili a quest'ultimo.
    - Colombina è la servetta. Fa spesso coppia con Arlecchino, e le sue doti sono la malizia e una certa furbizia e senso pratico.
    - Coviello, Cetrullo Cetrulli, Ciavala, Gazzo o Gardocchia, ha avuto ruoli diversi, dal servo sciocco al padre di famiglia.
    - Francatrippa, secondo Zanni simile ad Arlecchino.
    - Frittellino, primo Zanni di origine ferrarese.
    - Galbusera, maschera monzese di fine Ottocento.
    - Gioppino, raffigurato con tre gozzi, maschera di Bergamo.
    - Gianduja, maschera popolare torinese di origini astigiane.
    - Giangurgolo, maschera calabrese ha una maschera con un naso enorme, cosa che in parte lo accomuna agliZanni.
    - Meneghino è la maschera 'simbolo' della città di Milano, la sua fama è dovuta in gran parte alle commedie di Carlo Maria Maggi.
    - Mezzettino, Zanni furbo e imbroglione.
    - Pantalone, o il Magnifico, è una famosissima maschera veneziana. Anziano mercante, entra spesso in competizione con i giovani nel tentativo di conquistare qualche giovane donna.
    - Peppe Nappa, maschera tipica Siciliana. Mangione e scaltro riesce sempre a tirarsi fuori da ogni impiccio.
    - Pierrot, o Pedrolino, nasce come Zanni modificandosi poi nel famoso personaggio romantico grazie al mimo Jean-Gaspard Debureau.
    - Pulcinella, in versione francese Polichinelle e in quella inglese Punch, è la notissima maschera napoletana. Una delle più famose, forse la più famosa per riconoscibilità e per caratteristiche caratteriali e comportamentali. Servo spesso malinconico, mescola le caratteristiche del servo sciocco con una buona dose di saggezza popolare.
    - Rosaura, figlia adorata di Pantalone, abita a Venezia in un palazzo bellissimo. La ragazza è molto chiacchierona, abbastanza irascibile, gelosa, vanitosa ed innamorata di Florindo. Il suo amore, però, é contrastato dal padre che vede in Florindo solo un nobile cavaliere senza denari. Spesso Rosaura, con la complicità di Colombina, invia di nascosto, all'amato, le sue lettere d'amore.
    - Scaramuccia (Scaramouche) è una maschera italiana, ma che riscosse un grande successo in Francia, ed entra nel novero dei Capitani.
    - Scapino, maschera resa popolare da Molière, compare quasi sempre con uno strumento musicale.
    - Stenterello, maschera fiorentina che ebbe molta fortuna in Toscana tra la fine del Settecento e tutto il secolo successivo.
    - Tartaglia, mezzo cieco e balbuziente, entra tra il numero dei "vecchi" spesso nel ruolo del notaio.
    - Truffaldino, secondo Zanni settecentesco. (Fonte: WIkipedia)

    image



    Oggi le maschere rappresentano la tradizione popolare e folcloristica del nostro paese, vengono ancora utilizzate nelle riproposizioni moderne dei canovacci, ma anche nel teatro sperimentale.
    Spero di non avervi annoiato con questo sintetico specchietto, ma per chi volesse approfondire, specialmente riguardo al teatro greco e latino, vi consiglio di leggere “I Greci a teatro” di H. C. Baldry e “Teatro e società a Roma” di F. Dupont, due testi davvero interessanti che raccontano la valenza del teatro nella vita sociale di due delle civiltà più artisticamente floride che la storia abbia conosciuto.

    Lizy

     
    Top
    .
  2. Anice Stellato
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Piccole precisazioni:

    CITAZIONE
    Inoltre, la maschera fungeva da cassa di risonanza vocale, in modo che la voce dell’attore potesse sentirsi a distanza.

    Nella mia facoltà c'è l'esame di Storia del teatro. Il mio prof disse che negli ultimi anni sono stati effettuati degli studi sul suono ed è stato dimostrato che ciò è falso. La maschera non serviva per amplificare la voce.

    CITAZIONE
    Sotto di essa le donne avevano il volto colorato di bianco e gli uomini in nero, con l’apertura degli occhi e della bocca, leggermente aperta e pronunciata

    Sotto di essa? No, sono le maschere ad essere colorate: quelle femminili bianche, perchè nel mondo greco le donne stavano sempre in casa e non si abbronzavano, mentre quelle maschili sono brune perchè l'uomo è contadino e soldato, quindi con la pelle baciata dal sole.

    CITAZIONE
    che avevano il ruolo pratico di permettere agli spettatori che vedevano lo spettacolo spesso anche da una distanza di 90 metri non si crogiolassero a cercare di captare l’espressività facciale dell’attore e anche quello di permettere allo stesso attore di interpretare più personaggi senza creare confusione nello spettatore

    Ma l'espressione dell'attore non si vedeva mica! :D le maschere sono diverse, secondo Polluce, per poter distinguere i ruoli. Nell'Onomastico ne elenca vari tipi: l'etera, la bella piccola etera, la donna matura, il giovane, il giovane con pelle bruna, il lenone ecc. Ogni maschera è accompagnata da un particolare vestiario e vari oggetti, così quando un attore entra in scena è subito riconosciuto dagli spettatori ancor prima che apra bocca (esempio: il vecchio ha il volto imbronciato, un bastone e abiti neri).

    CITAZIONE
    Nel teatro romano, in principio la maschera veniva utilizzata da chi recitava le atellane (commedie in dialetto osco), generalmente uomini non liberi, spesso servi, che la utilizzavano per evitare di attirare su di se l’infamia, mentre gli istrioni (attori affermati) non la utilizzavano

    Non è esatto. A sostegno e a detrimento di questa teoria ci sono molte tesi, quindi non è detto che la verità stia da una parte sola. Il termine "istrione" designa tutti gli attori, non solo quelli affermati.

    CITAZIONE
    Più che di maschere, nel teatro latino si parla di trucco

    Assolutamente no. Il mondo romano adopera maschere: vicino alla stazione Termini furono rinvenute delle copie in marmo davvero belle. Il problema sta nello stabilire quando sono state introdotte.

    Sul resto del testo non so dire nulla. Bellissimo il mosaico all'inizio del topic, rappresenta una maschera comica e una tragica. Me lo vorrei tatuare, è stupendo *____*
     
    Top
    .
  3. Lizy.Luminos
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    Ovviamente le mie sono delle tesi prese da libri, ma ho sentito le stesse tue "rimostranze" da altri colleghi di lettere che studiano storia del teatro. Quei testi che ho citato, comunque, sono dei premi anni 90 (o forse più vecchi) probabilmente ora si sa molto di più. Grazie Anice, perché il tuo intervento è stato utilissimo. Solo una precisazione: riguardo all'utilizzo di maschere per la distinzione dei ruoli, diciamo la stessa cosa, solo che io l'ho ... romanzata? Non so se si possa dire così. Ovvio che le maschere servissero a questo e che la mimica facciale non fosse rilevante a quei tempi :D
     
    Top
    .
  4. Anice Stellato
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Lizy.Luminos @ 16/5/2014, 11:06) 
    Solo una precisazione: riguardo all'utilizzo di maschere per la distinzione dei ruoli, diciamo la stessa cosa, solo che io l'ho ... romanzata? Non so se si possa dire così. Ovvio che le maschere servissero a questo e che la mimica facciale non fosse rilevante a quei tempi :D

    Ho precisato perchè tu hai scritto "sotto di essa (maschera)". Forse ti sei confusa o ho capito male io :P i teatri antichi erano molto vasti, per cui quelli che stavano nelle file più lontane non avrebbero mai potuto vedere l'espressione facciale degli attori. Anzi, ti dirò di più: spesso toccava al compositore usare parole specifiche per descrivere un'azione, in modo che si capisse, ma non veniva rappresentata.

    Tipo, non ricordo in quale tragedia, c'è un personaggio femminile che dice di piangere, descrive il suo tormento e la sua faccia che si deforma nel pianto: il pubblico ovviamente mica vede tutto ciò, però lo deve immaginare. Molte scene sono così e parecchio viene lasciato all'immaginazione degli spettatori. Poi sta molto anche all'abilità del compositore nel trovare le giuste parole: ricordo anche che il greco era molto particolareggiata come lingua, quindi variando i termini si potevano avere degli effetti descrittivi molto belli, che in traduzione italiana si perdono del tutto o si attenuano.

    Non ricordo come si chiamano i libri da cui ho studiato io, appena ho due minuti vado a cercarli e torno qui a scrivere il titolo.
     
    Top
    .
  5. Lizy.Luminos
        +1   -1
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE (Anice Stellato @ 16/5/2014, 11:38) 
    Non ricordo come si chiamano i libri da cui ho studiato io, appena ho due minuti vado a cercarli e torno qui a scrivere il titolo.

    Si, grazie, mi interessano tanto :)
     
    Top
    .
  6. Anice Stellato
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    -Storia del teatro greco (Totaro, Mastromarco), del 2008 (uno dei due insegna pure all'ateneo di Bari... non ricordo chi :D )
    -Introduzione al teatro latino (Chiarino, Mosetti Casaretto), del 2004
     
    Top
    .
5 replies since 1/2/2011, 13:32   5943 views
  Share  
.
Top
Top